Sunday, August 20, 2006

A cavallo sulle montagne rocciose canadesi III parte

III PARTE
IL RESTO
Il programma dei giorni successivi non cambia molto. Il paesaggio è sempre splendido e ci si abitua anche troppo presto al silenzio e alla tranquillità del posto. Il sentiero, o quel che è, ci porta spesso attraverso boschi bruciati, i nuovi arbusti crescono in mezzo a una selva di enormi pali neri, e a volte invece candidi, alcuni rovesciati mostrano la rosa delle radici carbonizzate. Per la verità di sentieri possibili ce ne sono tanti, non ho idea di come Greg trovi la strada. Certo che senza di lui siamo persi di sicuro, e parecchio.
Alcuni boschi sono molto vecchi, gli alberi sono grossi e alti, sotto di loro è quasi buio, e le radici enormi coprono il terreno come una griglia. Che i nostri cavalli scavalcano tranquillamente, come fanno per i grandi tronchi caduti che ci troviamo spesso sui nostri sentieri. E non si spaventano mai, neppure quando sbucano dalle foglie i soliti scoiattoli o gli uccelli. Mi chiedo se non siano abituati anche agli orsi. Quando l'ultimo giorno alcune capre di montagna (grandi) entrano nel campo, loro non le guardano neppure.


Ogni giorno il menù è diverso, a volte sorprendente. Per esempio mercoledì sera Greg ci lancia alcuni barattoli di birra gelata. Deduco che alcune casse siano refrigerate, forse con ghiaccio secco. In effetti la carne e la verdura che viene cotta sulla griglia è sempre fresca. Questa è anche la prima volta che bevo qualcosa di alcolico in america, le altre volte no mi era mai capitato. In Arizona, perchè ero in una riserva Navajo, dove è vietato (si rifanno poi di notte) e in Colorado perchè nel ranch non sono previsti, forse leggi locali. Non che mi manchino, ma mi ha fatto piacere. L'ultima sera, steak e patate alla brace, e un paio di torte. Oltre al resto, e ci sono pure i famosi fagioli da bivacco.
Una sera Greg ha provato anche a cantare qualcosa di country canadese, ma ha lasciato perdere quando è risultato che noi europei non conoscevamo quelle canzoni, e lui era solo e senza chitarra. Così abbiamo fatto semplicemente delle chiacchiere. Un'altra volta ha organizzato una gara di lancio di ferri di cavallo nel prato, cosa che noi conoscevamo bene come le canzoni, ma ci siamo divertiti parecchio.
Per quanto mi riguarda ho cercato di esplorare a piedi il territorio attorno al campo, la sera. Immancabile la visita al torrente di turno, più o meno vicino al campo. La seconda sera incontro Ray che con l'asciugamano e in ciabatte va al fiume, mi dice, per fare il bagno. Be', allora se si può (e io che ne so?) ci vado anche io. Avevo qualche dubbio essendo in un ambiente ignoto e selvaggio; se capita qualcosa ci vuole davvero l'elicottero per avere soccorso - sempre che si riesca a comunicare. Per diversi mesi ho letto via internet i quotidiani locali, e le notizie di turisti infortunati o morti non sono rare. In genere, a parte qualche orso un po' nervoso, si tratta di cadute o di smarrimenti. Il torrente poi non è profondo, ma l'acqua è gelata e la corrente è forte. Insomma, mi spoglio e provo, visto il caldo che fa; il peggio è camminare sui sassi, fanno un male boia ai piedi. Per il freddo, basta buttarsi. Il problema è che quando mi tuffo e tento di nuotare un poco mi accorgo che la corrente sotto è ancora più forte che sopra, e mi trascina. Quindi mi afferro ai sassi e mi tengo vicino alla riva, e dopo un po' esco. Non male, comunque, si sta benissimo. Da allora tutte le sere cerco di fare un bagno, tanto qua i torrenti non mancano. Non con sapone e shampoo, quelli (ecologico) si usano nel catino al campo, e si butta poi l'acqua in una buca. Niente inquinamento qui.
Cammino spesso lungo il fiume, tra l'erba, o tra i tronchi. Mi siedo ad ascoltare il vento, e allora gli abitanti del bosco escono e si fanno vedere, soprattutto scoiattoli e uccelli.

LE CASCATE
Due giorni nello stesso campo. Per arrivare qui siamo entrati in una valle molto grande e verde. Ovunque ci sono grandi alberi da cui pendono vecchi licheni pallidi, e radure verdi piene di fiori, rami e ronchi bianchi e ossa. Notiamo tante corna di cervo, bianche, sparse nel paesaggio che sembra proprio quello delle favole, sempre più irreale, sempre più nel sogno. Anche qui passano i branchi di lupi.
Al mattino ci svegliamo più tardi, non c'è da smontare il campo. I ragazzi restano a lungo dentro i loro sacchi, e cerchiamo di non disturbarli. È una specie di giorno di riposo per loro.



Greg ci dice che la colazione sarà pronta più tardi, poi faremo un giretto qua intorno, c'è un bel posto che ci vuole mostrare. Nel frattempo potremmo fare una passeggiata, poco più avanti c'è anche una cascata. Parto assieme a Gunder, camminando lungo un sentierino che corre lungo la scarpata del fiume, verso un gruppo di rocce. Ci sono impronte di animali, vecchi e nuove, capre forse, anche di cavalli, e qualche altra che non capiamo. Oltre le rocce arriviamo alle cascate, il salto è di una trentina di metri attraverso una serie di vasche blu. In fondo una valle verde, con al centro, lontana, una costruzione in legno e una bandiera canadese che spicca rossa sullo sfondo degli abeti verdi. Sarà una postazione della forestale. Un bel posto dove stare.
Scendiamo con cautela fino alla prima vasca per fare qualche foto, poi torniamo, rintracciando a fatica il sentierino. Io mi perdo anche al mio paese, quindi il mio timore di perdermi qui è fondato.
Ho detto che sapevamo che c'erano parecchi orsi in zona. Un po' speravo di vederli, ma non è successo, ma loro invece penso proprio che ci abbiano visto. Qui, a cento metri dal campo, su un tratto di terreno privo di erba (sono gli animali misteriosi che vivono nelle tane enormi che vediamo ovunque che la scavano fuori e creano tanti mucchi di argilla) ci sono le impronte belle nitide di orso, più grandi della mia mano, con i solchi delle unghie profondi. Ma di orme ce sono tante, di ogni tipo, ovunque, spesso freschissime. Chi le lascia è qua attorno, nascosto tra gli alberi, e ci vede di sicuro.
Durante la colazione riferisco a Greg, ma lui chissà quante ne ha viste in tanti anni che gira in questi luoghi. Queste devono essere di Grizzly, vista la dimensione.


Ripartiamo per un giro un po' più comodo del solito. È il quinto giorno, Greg ci porta in alto, di nuovo le rocce e i sassi, fino ad una piccola valle di erba folta e muschio; al centro un laghetto blu di acqua limpida che riflette le nuvole e le cime innevate che circondano la valle. Nascosta tra gli alberi c'è una barca e alcuni strumenti, questo parco è molto studiato dalle università locali. Beviamo direttamente dal lago, assieme ai cavalli. Presso la riva ci sono le ossa e il cranio bianche di un cervo. Greg dice che si tratta di lupi, ce ne sono parecchi qua attorno d'inverno. Dopo il pranzo ci stendiamo sul muschio foltissimo ad ascoltare il vento. Questo posto è magico, il più bello tra quelli splendidi che ricordo. Anche gli animali sembrano appartenergli; bevono a lungo sulla riva del laghetto, e brucano a lungo l'erba e il muschio folto, trascinandosi dietro le redini e la lead rope.
Lentamente il sole si oscura, il vento rinforza e porta l'eco di tuoni lontani. Il tempo cambia velocemente. Greg ci fa fretta per partire, non è il caso di farsi sorprendere qui da un temporale, dobbiamo anche scendere il ghiaione. Qualche goccia cade. Mi manca la cavalcata sotto l'acqua; siamo muniti di oilskin, l'impermeabile lungo da cowboy dei film, quindi non ci bagneremmo, però diventerebbe difficoltoso il percorso. Il temporale ci accompagna da lontano fino al campo e ci fa la cortesia di scatenarsi solo dopo cena, quando siamo già tutti sotto le tende. La mattina piove ancora ed è freddo, ma appena Cindy accende il fuoco smette e torna lentamente il sole e il caldo.

Mi sono anche fatto qualche giretto a notte fonda: il cielo stellato è fenomenale. Solo nel deserto algerino l'ho visto più limpido, e la via lattea così luminosa.
Dopo sei giorni di questa vita si comincia a ragionare in termini di ora di levata del sole e del suo tramonto, di orme in terra per capire chi o cosa si aggira tra le foglie, e di orizzonte per sapere dove si va. Greg raramente consulta la sua carta alla sera, ma solo per sapere quale sia la strada più adatta. Per il resto va a memoria, trova sentieri del tutto invisibili anche da vicino, non si perde mai. O non ce ne accorgiamo, chi lo sa. Dice che sono tanti anni che gira in questi boschi, ormai conosce il profilo delle cime dei torrenti, si orizzonta facilmente.
Anche Cindy fa questo lavoro da anni, meno di Greg, ma ha già condotto alcune spedizioni, come quelle nel territorio dei lupi. È un'altra bella avventura, col campo fisso e spedizioni giornaliere. Ma se si è abbastanza pazienti e fortunati, si possono incontrare i lupi. I lupi canadesi, quelli grossi e dal pelo folto, il famoso lupo grigio dei romanzi e delle favole. Grigi ma anche bianchi, neri, e di ogni colore intermedio. Può essere un'idea, una scusa per tornare in queste terre, in questo tempo di prima del tempo, dove la terra sembra ancora giovane e sana. Veramente ci sarebbe anche qualche spedizione per vedere gli orsi, più facili pare, ma non è il momento giusto, per qualche motivo ambientale, al momento ignoto, proprio quest'anno sono molto irrequieti, e un po' pericolosi.
Se l'orso è un animale mitico, e rappresenta la forza primordiale, il lupo ha una sua valenza mitica fortissima, soprattutto per noi europei, che gli orsi li abbiamo fatti fuori tutti da tanto tempo. Il lupo ci è più vicino, familiare (qualcuno è anche sopravissuto in Europa), nei nostri miti è la guida che porta nel mondo nascosto, l'inconscio, l'assoluta libertà al di sopra del bene e nel male.


>>A cavallo sulle montagne rocciose canadesi IV parte

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