Sunday, August 20, 2006

A cavallo sulle montagne rocciose canadesi II parte

GLI ANIMALI
Gli animali. Sono affascinato, soprattutto dai muli. Adesso che hanno liberato la campana a tutti fanno un bel baccano, mi sa che di animali selvaggi ne vedremo pochi con tutto 'sto casino. E purtroppo siamo in una zona con nuvole di zanzare e tafani accaniti, sembra la Siberia, e loro si agitano continuamente per scacciarli, per questo hanno criniera e coda così lunghi. Poi andrà meglio, per fortuna, ma per adesso mi sono cosparso di repellente (era in lista, ma ho pure una pomata contro le punture).
Non avevo realizzato che per trasportare tutto il materiale occorressero tanti animali. E ci sono pure alcuni cavalli di scorta, giustamente se qualcuno ha problemi o si fa male, ci vuole il sostituto.

È così che facevano un tempo, quindi: lunghe file di animali, legati tra loro uno dietro l'altro, per trasportare ciascuno una parte di carico, su e giù per i passi e le vallate, per giorni e giorni. Con tutti i problemi che la cosa comporta. Questa era la quotidianità dell'umanità nel mondo, una caratteristica costante del paesaggio e della vita quotidiana, fino a un centinaio di anni fa. Si fa presto a dimenticare, con le nostre strade e le auto. E poi si chiedono ancora come mai tante antiche civiltà conoscevano la ruota ma non l'adoperavano. E dove, su e giù per le montagne? Costruire strade costa moltissimo, e poi non è solo problema di soldi.

Aiuto un mulo a scacciare una decina di tafani che lo tormentano, lui smette di agitarsi e lascia fare, paziente. Dalle ferite esce sangue. Così sono questi i famosi muli, grandi come cavalli, dalle lunghe orecchie, pazienti e fortissimi. Gli piace farsi accarezzare la fronte. Gli animali mitici dei nostri gloriosi alpini, così indecorosamente soppressi alcuni anni fa per ragioni economiche.
I cavalli non sono gli agili quarter horse del Colorado, questi sono più grandi e robusti, pur eleganti e bellissimi come sono tutti i cavalli. Dopo le salite non li ho mai sentiti ansimare. Mi spiegano che adesso stanno pascolando i tre cavalli guida, che verranno poi legati durante la notte quando verranno liberati gli altri. Alla mattina verranno tutti recuperati, anche grazie al suono delle campane. In pratica vivremo assieme per tutta la settimana, giorno e notte.
Passo spesso presso la corda dove sono legati (con corde molto lunghe) per guardarli. Alcuni, appena liberati dalla sella, si rotolano nella polvere con evidente soddisfazione, qui ci sono davvero molti insetti.

E non è necessario poi sapere tanto sui cavalli per questo viaggio, giusto un minimo. Qui non si può certo correre, il terreno non lo consente, di piano c'è solo il torrente, e non sempre neppure quello. Al massimo a volte per qualche decina di metri si fa un trotto leggero, per raggiungere gli altri se si resta indietro, ma niente di più. Non sono cavalli da corsa questi.
Ma è importante dargli una mano, per esempio, quando le salite o le discese sono molto ripide e, naturalmente, quando devono urinare, spostando il centro di gravità. Un'altra cosa da ricordare è di inchinarsi di lato, quando si incontrano rami bassi, per evitare zuccate quando lui scuote all'indietro la testa.
Anche qui ci hanno detto di non lasciarli mangiare mentre camminiamo. In effetti non ci provano spesso, e basta un tiretto alle redini quando ci provano per risolvere il problema. Quando ci fermiamo per una sosta, invece, li lasciamo fare, sciogliendo loro le redini e la lead rope a terra, che poi loro si trascinano dietro. Noto che quando le pestano, spostano i piedi per liberarle; non tutti lo capiscono. Ma non sono di cuoio, per cui non si rompono. Io invece ho imparato - non del tutto - a tenere i miei piedi lontani dai loro, dopo due o tre volte che sono stato pestato. Per fortuna il suolo è morbido, perchè un cavallo è davvero pesante, anche solo per meno di un quarto.

Mentre il sole comincia a sparire dietro le cime rocciose che circondano la valle, Cindy avverte che la cena è pronta; sulle casse sono poggiati piatti e posate, tutti in metallo, e ci serviamo. Ci sediamo attorno al focolare, Ray ha preparato dei tronchi a mò di sgabelli o panchine. Quattro chiacchiere, ma troppe cose nuove per me anche solo da guardare. È facile sentirsi a proprio agio con queste persone, semplici e dirette. Loro sono abituati.

Nei numerosi pentolini che ha preparato sul fuoco c'è parecchio cibo. Zuppa di verdure, stufato di carne, salse e verdure di contorno. Alla fine, da non so dove tira fuori anche due barattoli di gelato. Tentiamo di dare una mano per sgomberare, poi ci ritiriamo nelle nostre tende. Sono solo le 20.30 ma, chissà come, io non riesco a stare sveglio. E poi sta venendo freddo molto in fretta, assieme al buio.
Le tende sono da tre posti, anche troppo spaziose. Organizzo la mia roba, i vestiti dentro un sacco di plastica per tenerli asciutti, la lampada tascabile a portata di mano e mi infilo nel sacco a pelo, sistemato in modo da rendere minima la pendenza. E sperando di ricordarmi dove sono, per non cadere nel vicino torrente nel caso dovessi uscire, mi addormento. No, niente silenzio, ma fa lo stesso. A parte lo scroscio continuo del torrente, Greg ha liberato gli animali per farli mangiare durante la notte, ha sbloccato le campane che hanno al collo, quindi tutta notte si sente il loro scampanio, più o meno vicino. Spero solo che non inciampino sulla tenda. E in effetti durante la notte il terreno morbido di muschio e aghi di pino trasmette i tonfi di qualcuno che incespica qua e là. Anche perchè ai più vispi è stato applicato un aggeggio alle gambe anteriori che ne limita un po' i movimenti. Ma è un suono rassicurante, gli orsi dovrebbero stare alla larga, e si dorme tranquilli.

MATTINA
La mattina mi sveglio presto, fuori è silenzio. Greg ha già recuperato tutti gli animali, che adesso dormicchiano in fila sotto la corda. Gli altri due colleghi, vedo, stanno ancora dormendo sotto il tendone. È un freddo boia, il cielo è limpido e il sole non dovrebbe tardare, ma finchè non esce da dietro le cime delle montagne qua restiamo in ombra. Muovendomi silenzioso, prendo la pala e faccio un giretto veloce nel bosco. Esperienza nuova, per fortuna non ci sono insetti a quest'ora. Ci avevano detto che la colazione era alle 7.30 - 8.00, la partenza alle 9.0. Mi consulto con Gundel, reimpacchiamo velocemente la nostra roba nella borsa e smontiamo letto e tenda, facendone due involti, poi depositiamo tutto nel mucchio dei bagagli già pronti da caricare sui muli. Faccio un giretto attorno al campo, l'erba è alta e gli alberi aggrovigliati, ma arrivo al torrente. L'acqua è limpida e fredda, mi lavo velocemente, da bere è ottima. Non potrei mai fare cose del genere in Italia senza rischiare la salute. Qui è una cosa ovvia, invece. Hanno preparato acqua calda presso i catini. Li lascio a Gunder, preferisco il torrente, per me è questo è un privilegio. Punti di vista.
La colazione è pronta, Cindy ci chiede come vogliamo le uova e il resto. Un altro mare di roba da mangiare. Io mi butto sul caffè caldo. Mangiamo assieme come al solito, si parla poco ma si sta bene. Sorpresa, un piatto con frutta fresca tagliata: melone, fragole, ciliegie, mango, ananas. Come al solito quanto resta va bruciato completamente, la frutta rimasta viene data agli animali.
Occorre quasi un'ora per smontare tutto e caricare tutto.

La procedura è interessante: l'animale sta immobile, e gli viene messa mo' di sella un'armatura di legno. Su questa vanno incastrate le due casse, di peso uguale, e legate con nodi e avvolgimenti appositi, che Greg e Ray eseguono veloci. In cima vanno alcuni pacchi, la legna, e poi il telone che copre tutto, a sua volta legato in un modo particolare. Quindici animali, dieci carichi, tutti fatti con la massima attenzione, provati e verificati. Poi vengono legati in due file, e siamo pronti a partire. Prima partono Ray e Cindy con tutti i loro cavalli e muli al guinzaglio, tranquilli e docili, esperti. La scena della carovana che si inoltra nel bosco tra le luci dell'alba è qualcosa di epico, bisogna vederlo per capire. Poi montiamo in sella anche noi e partiamo dietro a Greg, seguito dal nostro mulo nero. Mai saputo il nome, brava bestia.

IL PASSO
Il sole è alto quando partiamo, si scalda in fretta e compaiono i primi insetti. Greg ci porta in alto, oltre gli alberi e la striscia di prato verde che orla le rocce. Quando un'ora dopo ci fermiamo, vediamo stendersi sotto di noi tutta la valle, col suo torrente che si perde lontano in fondo ai piedi delle montagne e gli alberi che riempiono ogni spazio. Un falco fischia in cielo. Per il resto è silenzio, ci siamo solo noi in questa valle. Bè, oltre a tutti i suoi animali. Proseguiamo, il terreno adesso si fa roccia e ghiaia, pochi cespugli e tanti fiori blu e rosa. La salita è ripida, sposto il peso in avanti per aiutare il cavallo, che comunque non rallenta e non ansima nemmeno. Ma Greg ci fa sostare spesso. Quando arriviamo al passo, è tutta ghiaia rossa e lastrine di scisto, e notiamo anche alcuni mucchi di neve. Attorno le cime sono alte nel cielo e soffia il vento. Noto un mucchio di pietre che qualcuno ha sistemato una sull'altra. Facciamo qualche foto, quattro chiacchiere. Da qualche parte sbucano all'improvviso gli altri, scambiando qualche scherzo, ci sorpassano e proseguono scomparendo dietro il crinale.

Poi superiamo anche noi il crinale e iniziamo a scendere il ghiaione che porta in basso, ripidissimo e molto sdrucciolevole, un dislivello di oltre un centinaio di metri. I cavalli non sono per nulla preoccupati; io sì, ma mi fido, sono loro gli esperti, percepiscono tante cose più di noi e hanno riflessi velocissimi. E poi hanno quattro gambe, se gliene scivola una, gliene restano sempre tre, no? La pendenza aumenta, così Greg imbocca un sentierino invisibile, largo meno di venti centimetri, che corre giù a zig zag giù e si perde là in fondo da qualche parte. Noi siamo a metà. Gli animali lo percorrono veloci, a tratti addirittura trottano, dobbiamo frenarli un poco. Fuzzy si distrae per acchiappare al volo qualche boccata di fiori rosa, pare che li gradisca molto, e ogni tanto inciampa. Mah, io avrei difficoltà a camminarci a piedi. E realizzo che prima di qua sono passati tutti gli altri animali, in fila e carichi. Chissà quante volte l'hanno già fatto.
Dopo dieci minuti, ma sembra un'eternità, arriviamo in fondo e troviamo il solito torrente. È già mezzogiorno, Greg fa apparire la solita griglia, in meno di un secondo ha già acceso un bel fuoco, e in dieci minuti è pronto il caffé, hot dog e un poco di pancetta. Oramai sappiamo come comportarci e ci godiamo il posto. Qua sì che c'è silenzio, si sente solo il vento frusciare sui sassi. E l'acqua che scorre, scendendo da questi banchi di neve, non c'è altro. Dice Greg che in Canada i ghiacciai non sono cambiati da quando li conosce, a differenza di quelli europei che stanno scomparendo. Io guardo questa estensione infinita di rocce e alberi, la valle che si stende sotto di noi, e che da qualunque parte ci sono altri valli, una dietro l'altra, fino dove? Ma quanto è grande questo posto? E non c'è nessuno, niente inquinamento, niente cartacce, niente sporco per chilometri e chilometri. E qua sopra, da qualche parte, c'è l'Alaska, che è ancora più selvaggia, aliena e deserta. Qualche parte del mondo si salva ancora dalla pestilenza della razza umana. Di che vivono gli abitanti non mi è chiaro, a Banff di certo di turismo, ma ci saranno anche aziende e industrie da qualche parte.
Ora di partire. Recuperiamo i cavalli, che stanno strappando l'erba da qualche parte, Greg carica il mulo e via, di nuovo.

>>A cavallo sulle montagne rocciose canadesi III parte

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