Saturday, October 21, 2006
Una giornata al rodeo
28 Luglio 2006
Sono a Laramie, WY, da un paio di giorni, reduce dal viaggio straordinario sulle montagne rocciose del Canada occidentale. Dato che volevo vedere un po' di più il territorio attorno a questa simpatica cittadina, a febbraio avevo comperato via internet i biglietti per il grande rodeo di Cheyenne, il "Cheyenne Frontier Days". Pare sia il più grande degli Stati Uniti, e il secondo in america dopo quello di Calgary in Canada. A dir la verità avrei preferito vedere quello di Laramie, molto più piccolo e alla buona, ma lo fanno all'inizio di giugno, troppo presto. Unico problema, pare che qui non ci siano servizi di autobus. Ecco perchè non li trovavo con internet.
Viene da chiedersi come fa qui chi non ha l'auto, visto che scarseggiano pure i taxi. Quindi ho dovuto trovare un'auto a nolo e in fretta, ripassarmi come si usa il cambio automatico e partire su una strada che spero mi porti nel posto giusto e in tempo, dato che non ho tempo do procurarmi le mappe ho solo quella del programma del rodeo con qualche strada. La strada è la n.80, diritta e a due larghe corsie e ben tenuta, con poca segnaletica essenziale, e fiancheggiata da grandi rocce di colore rosso fuoco, prive di vegetazione. Il sole picchia dal cielo blu cobalto, e sento anche che in cima al valico il vento è molto forte. Poco traffico, qualche camion e tanti pick-up, non tutti rispettano i limiti, noto. Mi supera un camion nero, e poi anche alcuni altri. Belli, quelli americano col muso lungo e le fiancate dipinte con scene e figure. Uno ha un’aquila cromata sul cofano. Ma i limiti? Boh?
OK, avrei potuto noleggiare un'auto all'aeroporto di Denver, e in tre o quattro ore arrivare qui. Ma è un viaggio che ho già fatto, il paesaggio non è un gran che. Poi il costo dell'aereo è di 180,92 € contro gli oltre 300,00 € di noleggio auto per una settimana. Ma, soprattutto, mi sarei perso il viaggio aereo a Laramie con lo splendido aeroplanino della efficientissima Great Lakes Aviation e il suo simpatico staff. E Laramie è una simpatica piccola cittadina abitata da gente ospitale e amante della compagnia, con un sacco di iniziative e attrazioni serali non banali. Da visitare, assolutamente.
Bene o male arrivo nella zona di Cheyenne (qua le città sono del tutto isolate tra loro, e si capisce quando ce n’è una vicino), e mi perdo subito in un groviglio di strade, ponti e uscite. La segnaletica è essenziale e non c'è verso di capire da quale parte sia il centro città, così prendo un'uscita a caso in cerca di una qualche indicazione, e riesco ad arrivare in centro. Cheyenne è molto grande rispetto a Laramie. Dopo alcuni tentativi trovo una delle strade citate dalla mappina e arrivo alla meta. Non c'è molto traffico, è solo venerdì. Trovo pure un parcheggio per 10 dollari in un cortile privato; alcuni ragazzi hanno organizzato la cosa con cartelli segnaletici scritti a mano e il resto in tutto il quartiere, d’accordo con gli abitanti.
Nel centro informazioni all'ingresso dell'area che ospita la manifestazione, una simpatica e abbondante signora in improbabile divisa da cowgirl mi indica come fare per ottenere i biglietti, e riconosciutomi come straniero mi dà un caldo e speciale benvenuto al rodeo. Non ci devono essere molti turisti stranieri, strano.
Alla biglietteria sono organizzatissimi: trovo i miei biglietti già pronti, in una busta col mio nome sopra. Mica male. Mi dirigo in fretta verso il grande stadio, passo in mezzo a numerosi recinti pieni di tantissimi e splendidi cavalli, tori, bufali, vitelli. E poi orde di visitatori con branchi di bambini, tizi travestiti da improbabili cowboy, e tizi vestiti semplicemente che probabilmente sono veri cowboy. Ad ogni angolo ci sono cartelli segnaletici e tizi vestiti di rosso, cappellone nero e cartellino segnaletico che danno informazioni. I vari livelli del grande stadio sono pieni di rivendite di generi di ogni tipo, a prezzi molto alti.
Finalmente arrivo sulle scalinate e trovo il mio posto a sedere. Solo tre file mi separano dall'arena, al centro, e proprio qui sotto ci sono le gabbie dove si preparano animali e partecipanti per uscire a fare il proprio numero. Al momento non c'è nessuno in pista, capisco che pur in ritardo mi aspettano molte ore di spettacolo.
Mi guardo in giro. Attorno ho parecchi posti vuoti, ma c'è comunque tantissima gente. Il sole picchia fortissimo, e c'è anche molto caldo, sento la gente che si lamenta. In tanti hanno in mano un ventilatore portatile munito di nebulizzatore ad acqua. Veramente, a me sembra del tutto sopportabile, dato che l'aria è asciutta e c'è pure un poco di vento. Ma io sono abituato al clima umido della pianura padana, che d'estate trasforma l'aria in una broda calda insopportabile e d’inverno in una gelida broda nebbiosa. Attorno c'è tanta gente di ogni tipo, molte famiglie, e vestiti in ogni modo possibile. Noto che molti sono dotati di cappello di paglia, comprensibile per il sole, ma molti ne hanno di feltro e sfoggiano stivaletti da cowboy molto belli e di qualità. Non da usare sul serio, però.
Quelli che li usano sul serio stanno per andare in scena, vedo che alcuni ragazzi, assistiti da altri, si stanno calando con cautela nelle gabbie. Sono vestiti in modo molto semplice, wrangler e camicia, stivaletti consumati e impolverati. Al collo hanno un collare, e sotto la camicia intravvedo altre imbottiture. Dalla gabbia provengono forti colpi, vedo solo spuntare ogni tanto le orecchie di un cavallo. Da un'altra invece spunta addirittura un mezzo cavallo, che cerca di uscire. È un po' agitato, lo spazio ristretto dove l'hanno messo non deve piacergli molto. Ma in qualche modo i compari lo calmano con le buone e lui rientra ad aspettare il suo turno.
Lo stadio è davvero grandissimo, è anche diviso in due nel senso della lunghezza da una rete. Dall'altra parte fanno gare diverse, vedo correre alcuni cavalli. Ci sono anche due grandi schermi che adesso mostrano il clown al lavoro. Noto che sfoggia una grande scritta dello sponsor: "wrangler". E di continuo si sente la voce dello speaker; non capisco quasi nulla, quello parla in fretta e di tante cose diverse, passando ogni tanto il collegamento al clown. Niente di speciale, ma riempie il tempo.
Finalmente danno il via, presentando il concorrente. Il titolo di merito è la cifra che ha guadagnato nella sua carriera, e il premio in palio è una somma in denaro, non medaglie o titoli. Pragmatici questi americani.
Passano diversi cavalieri in costume, con un lazo in mano, sono gli assistenti. Nell'arrivare qui ho visto anche una specie di lunapark con ruote panoramiche e tutto il resto; e stands e altre attrazioni. Ma il rodeo da solo con tutti gli animali e gli uomini coinvolti deve costare una cifra astronomica, quindi nessuna meraviglia che tutto costi tanto.
Al via una gabbia viene aperta e il cavallo scatta in pista. Non va molto lontano, invece di correre si limita a sgroppare furiosamente intorno per liberarsi del cavaliere, che si afferra ad una cinghia che fascia il torace dell’animale, e viene sballottato su e giù e da tutte le altre parti. Dopo dieci secondi un suono indica che la prova è finita. Seguono altre prove a breve distanza. Solo qualcuno cade, la maggior parte resta salda in groppa, e viene poi affiancato dai compari che lo aiutano a passare dal cavallo al loro. Quelli caduti si rialzano e senza neanche spolverarsi tornano a piedi alle tribune; è la regola non scritta del rodeo, tornare con le proprie gambe, qualunque cosa succeda. Dietro, ai piedi delle tribune, c’è l’infermeria.
Ogni tanto il cavallo lancia schizzi e sassi che arrivano fino a dove sto seduto. Non capisco come venga assegnato il punteggio, ma lo spettacolo è interessante, soprattutto quello di contorno. Per esempio, i cavalli liberati dall'incomodo trotterellano leggeri intorno per un po' e quando sono calmi vengono indirizzati dai compari verso l'uscita. Qualcuno continua a sgroppare per un po'. Noto che ci sono diverse tecniche per montarli, alcuni stanno sdraiati all'indietro, schiena contro schiena dell'animale, altri stanno dritti, e così via. Ma il peggio sono i tori, alcuni ci mettono pochi secondi a liberarsi dell'incomodo, altri un po' di più. La loro forza è enorme. Ma appena liberati si fermano subito, sono tranquilli, nessuno carica, anche se guardano con sospetto i compari. I quali mostrano di avere una grande confidenza con gli animali, sono davvero esperti nell'avvicinarli o star loro alla larga. Per fare uscire i tori comunque quasi sempre devono prenderli al lazo, e in almeno tre o quattro, per poterlo convincere. I cavalli sono più facili. Questi tori sono i più grossi che abbia mai visto; sembrano quelli dei cartoni animati, con le spalle larghissime e muscolose e la testa bassa. Solo un cavaliere viene pestato un pochino per sbaglio, e deve intervenire la squadra medica, ma poi si rialza e torna ai box da solo.
Le prove di gara le fanno a gruppi di dieci circa, poi segue un intervallo in circa cieci minuti. Ogni prova è ripresa da diverse telecamere, che mostrano le immagini migliori e i replay su un paio di grandi teleschermi. Costantemente si sente la voce assordante dello speaker. E negli intervalli il clown fa qualche numero - non un gran che, qualche salto, qualche battuta, qualche gioco; ma anche lui sta qua da una settimana, il repertorio non può essere infinito. Ogni tanto parte anche la musica, country, sta benissimo con le corse e le varie scene. Come per la pubblicità alla tv, gli spettatori ne approfittano per andare al bagno o a comperare da bere e mangiare. Ci sono anche tanti ragazzi con la cassetta al collo che passano a vendere bibite e panini e ventilatori. Prezzi enormi, ma tutti spendono tranquilli, oggi è festa e ho l'impressione che non ne godano molte.
Tra il personale di pista, oltre ai compari, ci sono anche alcune belle ragazze in costume che gironzolano avanti e indietro incessantemente. Coreografia. Dall'altra parte si intravedono cavalli in corsa, anche con cowgirls in costume, con qualche acrobazia e tante bandiere. Carine, la peggiore è una tipa in costume rosa shocking che cavalca in piedi (nelle staffe) un cavallo bardato nello stesso colore. Ci vorrebbe il programma dettagliato, non ho visto dove si possa prendere. Alcuni tizi attorno a me hanno in mano dei tabulati che penso siano i programmi dettagliati delle gare, con gli spazi per i risultati. Uno dall'aspetto mi sa che è un giudice. Mi accorgo anche che lo speaker fracassone è proprio dietro le mie spalle, su una specie di tribuna dove stanno anche due telecamere.
Secondo il programma ci sono parecchie manifestazioni, cortei celebrativi, mostre, concerti e altro, ogni giorno e distribuite in tutta la città. Mostre storiche, conferenze, cortei storici e no per le strade, concerti, ecc. Ma bisognerebbe risiedere qui per vedere tutto, e spostarsi qua e là per la città. In auto, penso, ma c'è anche un servizio di autobus, realizzato con i bus scolastici, non so se pubblico o riservato a qualche categoria.
Dal fondo della pista a sinistra c’è invece l’ingresso per altri esercizi che richiedono un percorso lungo, quelli con i vitelli. Non ho mai visto un rodeo e ci metto quindi un po' a capire cosa stanno facendo, anche se le regole precise mi restano ignote. In uno, un cowboy affianca il vitello e ci si lascia cadere sopra in corsa, poi lo ferma sdraiandolo a terra, torcendogli la testa, poi gli lega le gambe con un rapido movimento. Tutti sono molto veloci a farlo. In un altro, due lo inseguono e in contemporanea col lazo uno gli prende la testa e l'altro la zampa posteriore. È impressionante la facilità e la velocità con cui buttano il lazo e lo prendono. A qualcuno va buca, ma è raro. Appena terminata la prova i vitelli vengono liberati dai compari e trotterellano via tranquilli. In pista ci sono sempre presenti alcuni degli animali che hanno partecipato alle prove precedenti. Pian piano vengono recuperati, senza fretta, e riportati ai recinti esterni, il tutto mentre proseguono tutte le varie attività. Alcuni ci vanno da soli, sembra conoscano la strada, altri fanno qualche giro, guardando curiosi la folla. Adesso si è formato un gruppetto di tre cavalli che trotterella in sincronia.
Non ci sono i contestatori della domenica, come da noi, ovviamente, a lamentare lo stress degli animali. Qua sono tutti allevatori, e penso che nessuno di questi splendidi animali sia cresciuto in una stalla al chiuso. Ce ne sono tantissimi fuori, nei recinti: mai visti tanti tutti assieme.
Verso le 17 lascio, ormai ho capito come funzia, e sono terminate le prove. Una ventina di ragazze in costume a cavallo si esibiscono, portando le bandiere con le sigle degli sponsor, in una serie di giri e ad effetto nell’arena, mentre lo speaker legge la graduatoria finale dei vincitori delle varie categorie. Il pubblico comincia ad andare via. Bello spettacolo, interessante e caratteristico, sia dentro l’arena che sulle gradinate. E’ interessante la semplicità del tutto, questa è la massima manifestazione dello stato con rilevanza federale, eppure si avverte la semplicità di una fiera di campagna, e la professionalità di persone che fanno davvero questo lavoro ogni giorno, e che sono contente e orgogliose di mostrarlo partecipando ad una festa.
Le scale sono piene di persone, naturalmente, per cui mi appoggio alla ringhiera un po’ e guardo i recinti sotto. Il complesso è davvero molto grande, immagino che nel resto dell’anno ci facciano altre attività.
Alla fine riesco a scendere e ,sorpassando le tante famiglie che indugiano, mi dirigo verso i capannoni. Ci dev’essere da qualche parte l’area dedicata agli indiani, e altre dedicate alle vendite. Voglio anche vedere dove sta l’area dei concerti e se sta vicina al parcheggio. Infatti non voglio fare tardi, sia perché non voglio rischiare che chiudano la zona dove ho parcheggiato l’auto, sia perché devo anche trovare la strada per tornare a Laramie.
Visito quindi l’area dedicata alle baracchine e vendite, che stanno sia all'aperto, dove ci sono zone dove sedersi a mangiare, sia sotto le scalinate e dentro alcuni grandi capannoni. C'è pure un grande stand della Wrangler, che evidentemente produce molta più roba di quella che vediamo in Italia: pantaloni anche da ufficio, camicie, giubbotti, calze e biancheria, giacche, borse, gadget ecc. Ci son pure poci stand speciali per animali, dove intravvedo un piccolo somaro e alcuni cavalli grossi europei, una rarità qui. Poi anche gli stand della guardia nazionale e dell’esercito, per la pubblicità e il reclutamento, proprio come nei film. E poi le giostre.
Prezzi da ladro e robaccia in vendita.Tanta gente, famiglie, bambini. Tanti che mangiano, ci sono anche parecchi ciccioni – una netta minoranza, mentre a Laramie mancano quasi del tutto -. Quasi tutti indossano qualcosa di western, alcuni sono proprio vestiti apposta, esagerati.
C'è pure una grande tendone con bar e un palco dove sta suonando un complessino, musica country rock niente male. Alcuni ragazzi stanno ballando davanti. Ecco, questo sempra spontaneo, e mi piace molto.
Ogni stand o locazione è numerata con un grande numero, ci si orienta bene con facilità. È come una nostra festa dell’unità, ma prezzi e qualità sono peggio. Tra la folla non ho udito alcuna lingua diversa dall’inglese, se ci sono dei turisti sono nascosti bene.
In un grande prato c’è una mostra di roba antica vecchio west. Affisso a una palizzata trovo un programma, leggo che a quest'ora ci dev’essere un concerto di musica indiana. Corro al villaggio indiano: è un grande spazio erboso circondato da una palizzata in legno tipo forte del west. Una metà è chiusa e ci sono tante tende indiane. All’interno una struttura circolare di gradinate intronchi di legno che circonda un prato di erba verde con al centro un gazebo in legno, dove un tizio in piedi, vestito in costume, suona una nenia con uno strano flauto di legno, piuttosto monotona. Addossati alla palizzata si aprono tanti negozietti in legno di oggetti, belli e anche prezzi buoni. L'acqua per esempio qua costa due dollari anziché tre come fuori. Magari hanno meno tasse, chissà.
Quando torno dopo u ulteriore giertto, ci trovo seduti diversi personaggi di notevole dimensione con le spalle al pubblico e intenti a suonare tamburi e flauti, mentre alcune ragazze e bambini in costume danzano nel prato. Mi siedo a guardare. Lo spettacolo è gratuito, non raccolgono nemmeno offerte, si vede che si accontentano degli acquisti ai loro negozi.
Uno speaker presenta sia le danze che i danzatori, vengono da ogni tribù. A guardare bene mi sa che sono pochi, i costumi fanno effetto ma sembrano davvero abiti da scena, non veri, e i tizi che li indossano sembrano ragionieri e idraulici in trasferta. E forse lo sono, ma il risultato è interessante comunque. Ma le musiche mi sembrano davvero tutte uguali, e dire che dovrei avere un po’ di orecchio per queste musiche. E per le danze idem, se c’è una logica narrativa o qualcosa del genere io non la vedo proprio. Lo spettacolo comunque c’è, si danno da fare parecchio e seriamente. C’è anche parecchia gente seduta a guardare.
Giro tra le bancarelle, c’è un po’ di tutto: roba da mangiare tipo messicano, gioielli in argento e con pietre lavorate, oggettistica indiana in legno o in pelle, borse, cuoio, attrezzi, archi e frecce, dipinti e anche strumenti musicali. Alcune cose sembrano fatte bene ma, tranne i gioielli, la maggior parte è rozza, fatta giusto ad uso commerciale. C’è pure il tipo che suonava e che vende i flauti in legno, bellini, ma 200 o 300 dollari non ritengo proprio sia il caso di spenderli. Trovo invece, tra le altre, le trappole dei sogni del tipo che avevo comperato in Arizona; e infatti vengono da là, sono Navajo, con tanto di certificato e foto dell’autore. Ne compero un paio dal grosso tipo, enorme e gentilissimo – sembra davvero indiano, uno di quelli grossi di Cocco Bill. Spero non vengano dalla Cina pure questi. Li preferisco perchè sembrano veri, hanno l’aspetto di roba che si può vedere in un museo, mentre in generale gli altri sono proprio roba da turisti. La parte indiana non è quindi male, anzi è la migliore, dopo il rodeo.
A sera il concerto, 20.30 – 22.30. Sul lato ovest dello stadio, entro uno spazio recintato da una rete, dove hanno preparato un enorme palco attrezzato. Sui due lati due monumentali gruppi di altoparlanti, e poi due schermi giganti al plasma di ottima qualità.
Adesso, il sole sta tramontando, c’è una grande folla in giro. I cancelli sono sorvegliati dai soliti anziani ambosessi in costume western, gentilissimi ed efficientissimi. Mi ritirano il biglietto e mi allacciano al polso un bracciale di plastica. Dentro tanti ragazzi, vestiti in tutti i modi possibile, ma principalmente casual. Noto che sono tutti giovanissimi (mi sento un po’ fuori posto). Spero non sia musicaccia moderna, il programma diceva country. E country è, quando iniziano a suonare, puntualissimi, noto che è country rock di ottima qualità. Interessante, ma la musica non è sufficiente da sola, bisognerebbe magari capire le canzoni, ma non ci riesco. A quanto pare il cantante è molto conosciuto.
Noto che noi paganti col bracciale al braccio siamo in piedi ai piedi del palco, ma sono utili i due maxi schermi ai lati. Subito dietro la rete di recinzione, a dieci metri, ci sono tantissime persone comodamente sedute sulle sedie dello stadio che guardano. Quindi la prossima volta ci vado pure io, risparmio e sto più comodo. I ragazzi sono socievoli e composti, in gruppi, a coppie, anche soli. Girano parecchi bicchieri di birra. Ambiente cordiale, piacevole. Molto molto diverso che da casa. L’impressione è che questi non hanno spesso occasione di stare assieme.
Ascolto parecchie canzoni, ma dopo un’ora mi stufo e abbandono. Ormai è buio.
C’è ancora molta gente, traverso la strada e vado alla macchina, il cortile dove è parcheggiata è ancora aperto. Sono stati di parola, sono io che vivo in un posto dove non ci si può più fidare di nessuno.
Mi avvio e mi perdo nelle infinite rotonde e svincoli della tangenziale di Cheyenne, quasi senza indicazioni. Tutto deserto ma trovo un tipo che porta a spasso il cane e mi spiega da che parte andare. Non sono nemmeno molto fuori strada. Ma è deserto. Noto che la luna piena è a ovest, quindi indica la direzione esatta della mia destinazione. Insomma ce la faccio ad arrivare all’hotel per le 23.30, la città è deserta e buia. A letto.
Il giorno dopo vado a fare il pieno al distributore proprio davanti l’hotel. È tutto spiegato chiaro come fare e ci riesco senza problemi, tranne verificare che sia davvero benzina. Riporto l’auto e un simpatico meccanico mi riaccompagna all’hotel. È curioso perchè di stranieri ne capitano pochi: lui è nato molto lontano in un altro stato; è passato di qui e gli è piaciuto il posto, ci ha lavorato per un po’ e poi ci è rimasto. Solita storia, di un'altra nazione.
Oggi mi riposo e visito Laramie, le sue librerie, l'università, i suoi bar/salotti letterari di cibo naturale.
Domani mi aspettano al ranch, Bill e il mio cavallo.
Sono a Laramie, WY, da un paio di giorni, reduce dal viaggio straordinario sulle montagne rocciose del Canada occidentale. Dato che volevo vedere un po' di più il territorio attorno a questa simpatica cittadina, a febbraio avevo comperato via internet i biglietti per il grande rodeo di Cheyenne, il "Cheyenne Frontier Days". Pare sia il più grande degli Stati Uniti, e il secondo in america dopo quello di Calgary in Canada. A dir la verità avrei preferito vedere quello di Laramie, molto più piccolo e alla buona, ma lo fanno all'inizio di giugno, troppo presto. Unico problema, pare che qui non ci siano servizi di autobus. Ecco perchè non li trovavo con internet.
Viene da chiedersi come fa qui chi non ha l'auto, visto che scarseggiano pure i taxi. Quindi ho dovuto trovare un'auto a nolo e in fretta, ripassarmi come si usa il cambio automatico e partire su una strada che spero mi porti nel posto giusto e in tempo, dato che non ho tempo do procurarmi le mappe ho solo quella del programma del rodeo con qualche strada. La strada è la n.80, diritta e a due larghe corsie e ben tenuta, con poca segnaletica essenziale, e fiancheggiata da grandi rocce di colore rosso fuoco, prive di vegetazione. Il sole picchia dal cielo blu cobalto, e sento anche che in cima al valico il vento è molto forte. Poco traffico, qualche camion e tanti pick-up, non tutti rispettano i limiti, noto. Mi supera un camion nero, e poi anche alcuni altri. Belli, quelli americano col muso lungo e le fiancate dipinte con scene e figure. Uno ha un’aquila cromata sul cofano. Ma i limiti? Boh?
OK, avrei potuto noleggiare un'auto all'aeroporto di Denver, e in tre o quattro ore arrivare qui. Ma è un viaggio che ho già fatto, il paesaggio non è un gran che. Poi il costo dell'aereo è di 180,92 € contro gli oltre 300,00 € di noleggio auto per una settimana. Ma, soprattutto, mi sarei perso il viaggio aereo a Laramie con lo splendido aeroplanino della efficientissima Great Lakes Aviation e il suo simpatico staff. E Laramie è una simpatica piccola cittadina abitata da gente ospitale e amante della compagnia, con un sacco di iniziative e attrazioni serali non banali. Da visitare, assolutamente.
Bene o male arrivo nella zona di Cheyenne (qua le città sono del tutto isolate tra loro, e si capisce quando ce n’è una vicino), e mi perdo subito in un groviglio di strade, ponti e uscite. La segnaletica è essenziale e non c'è verso di capire da quale parte sia il centro città, così prendo un'uscita a caso in cerca di una qualche indicazione, e riesco ad arrivare in centro. Cheyenne è molto grande rispetto a Laramie. Dopo alcuni tentativi trovo una delle strade citate dalla mappina e arrivo alla meta. Non c'è molto traffico, è solo venerdì. Trovo pure un parcheggio per 10 dollari in un cortile privato; alcuni ragazzi hanno organizzato la cosa con cartelli segnaletici scritti a mano e il resto in tutto il quartiere, d’accordo con gli abitanti.
Nel centro informazioni all'ingresso dell'area che ospita la manifestazione, una simpatica e abbondante signora in improbabile divisa da cowgirl mi indica come fare per ottenere i biglietti, e riconosciutomi come straniero mi dà un caldo e speciale benvenuto al rodeo. Non ci devono essere molti turisti stranieri, strano.
Alla biglietteria sono organizzatissimi: trovo i miei biglietti già pronti, in una busta col mio nome sopra. Mica male. Mi dirigo in fretta verso il grande stadio, passo in mezzo a numerosi recinti pieni di tantissimi e splendidi cavalli, tori, bufali, vitelli. E poi orde di visitatori con branchi di bambini, tizi travestiti da improbabili cowboy, e tizi vestiti semplicemente che probabilmente sono veri cowboy. Ad ogni angolo ci sono cartelli segnaletici e tizi vestiti di rosso, cappellone nero e cartellino segnaletico che danno informazioni. I vari livelli del grande stadio sono pieni di rivendite di generi di ogni tipo, a prezzi molto alti.
Finalmente arrivo sulle scalinate e trovo il mio posto a sedere. Solo tre file mi separano dall'arena, al centro, e proprio qui sotto ci sono le gabbie dove si preparano animali e partecipanti per uscire a fare il proprio numero. Al momento non c'è nessuno in pista, capisco che pur in ritardo mi aspettano molte ore di spettacolo.
Mi guardo in giro. Attorno ho parecchi posti vuoti, ma c'è comunque tantissima gente. Il sole picchia fortissimo, e c'è anche molto caldo, sento la gente che si lamenta. In tanti hanno in mano un ventilatore portatile munito di nebulizzatore ad acqua. Veramente, a me sembra del tutto sopportabile, dato che l'aria è asciutta e c'è pure un poco di vento. Ma io sono abituato al clima umido della pianura padana, che d'estate trasforma l'aria in una broda calda insopportabile e d’inverno in una gelida broda nebbiosa. Attorno c'è tanta gente di ogni tipo, molte famiglie, e vestiti in ogni modo possibile. Noto che molti sono dotati di cappello di paglia, comprensibile per il sole, ma molti ne hanno di feltro e sfoggiano stivaletti da cowboy molto belli e di qualità. Non da usare sul serio, però.
Quelli che li usano sul serio stanno per andare in scena, vedo che alcuni ragazzi, assistiti da altri, si stanno calando con cautela nelle gabbie. Sono vestiti in modo molto semplice, wrangler e camicia, stivaletti consumati e impolverati. Al collo hanno un collare, e sotto la camicia intravvedo altre imbottiture. Dalla gabbia provengono forti colpi, vedo solo spuntare ogni tanto le orecchie di un cavallo. Da un'altra invece spunta addirittura un mezzo cavallo, che cerca di uscire. È un po' agitato, lo spazio ristretto dove l'hanno messo non deve piacergli molto. Ma in qualche modo i compari lo calmano con le buone e lui rientra ad aspettare il suo turno.
Lo stadio è davvero grandissimo, è anche diviso in due nel senso della lunghezza da una rete. Dall'altra parte fanno gare diverse, vedo correre alcuni cavalli. Ci sono anche due grandi schermi che adesso mostrano il clown al lavoro. Noto che sfoggia una grande scritta dello sponsor: "wrangler". E di continuo si sente la voce dello speaker; non capisco quasi nulla, quello parla in fretta e di tante cose diverse, passando ogni tanto il collegamento al clown. Niente di speciale, ma riempie il tempo.
Finalmente danno il via, presentando il concorrente. Il titolo di merito è la cifra che ha guadagnato nella sua carriera, e il premio in palio è una somma in denaro, non medaglie o titoli. Pragmatici questi americani.
Passano diversi cavalieri in costume, con un lazo in mano, sono gli assistenti. Nell'arrivare qui ho visto anche una specie di lunapark con ruote panoramiche e tutto il resto; e stands e altre attrazioni. Ma il rodeo da solo con tutti gli animali e gli uomini coinvolti deve costare una cifra astronomica, quindi nessuna meraviglia che tutto costi tanto.
Al via una gabbia viene aperta e il cavallo scatta in pista. Non va molto lontano, invece di correre si limita a sgroppare furiosamente intorno per liberarsi del cavaliere, che si afferra ad una cinghia che fascia il torace dell’animale, e viene sballottato su e giù e da tutte le altre parti. Dopo dieci secondi un suono indica che la prova è finita. Seguono altre prove a breve distanza. Solo qualcuno cade, la maggior parte resta salda in groppa, e viene poi affiancato dai compari che lo aiutano a passare dal cavallo al loro. Quelli caduti si rialzano e senza neanche spolverarsi tornano a piedi alle tribune; è la regola non scritta del rodeo, tornare con le proprie gambe, qualunque cosa succeda. Dietro, ai piedi delle tribune, c’è l’infermeria.
Ogni tanto il cavallo lancia schizzi e sassi che arrivano fino a dove sto seduto. Non capisco come venga assegnato il punteggio, ma lo spettacolo è interessante, soprattutto quello di contorno. Per esempio, i cavalli liberati dall'incomodo trotterellano leggeri intorno per un po' e quando sono calmi vengono indirizzati dai compari verso l'uscita. Qualcuno continua a sgroppare per un po'. Noto che ci sono diverse tecniche per montarli, alcuni stanno sdraiati all'indietro, schiena contro schiena dell'animale, altri stanno dritti, e così via. Ma il peggio sono i tori, alcuni ci mettono pochi secondi a liberarsi dell'incomodo, altri un po' di più. La loro forza è enorme. Ma appena liberati si fermano subito, sono tranquilli, nessuno carica, anche se guardano con sospetto i compari. I quali mostrano di avere una grande confidenza con gli animali, sono davvero esperti nell'avvicinarli o star loro alla larga. Per fare uscire i tori comunque quasi sempre devono prenderli al lazo, e in almeno tre o quattro, per poterlo convincere. I cavalli sono più facili. Questi tori sono i più grossi che abbia mai visto; sembrano quelli dei cartoni animati, con le spalle larghissime e muscolose e la testa bassa. Solo un cavaliere viene pestato un pochino per sbaglio, e deve intervenire la squadra medica, ma poi si rialza e torna ai box da solo.
Le prove di gara le fanno a gruppi di dieci circa, poi segue un intervallo in circa cieci minuti. Ogni prova è ripresa da diverse telecamere, che mostrano le immagini migliori e i replay su un paio di grandi teleschermi. Costantemente si sente la voce assordante dello speaker. E negli intervalli il clown fa qualche numero - non un gran che, qualche salto, qualche battuta, qualche gioco; ma anche lui sta qua da una settimana, il repertorio non può essere infinito. Ogni tanto parte anche la musica, country, sta benissimo con le corse e le varie scene. Come per la pubblicità alla tv, gli spettatori ne approfittano per andare al bagno o a comperare da bere e mangiare. Ci sono anche tanti ragazzi con la cassetta al collo che passano a vendere bibite e panini e ventilatori. Prezzi enormi, ma tutti spendono tranquilli, oggi è festa e ho l'impressione che non ne godano molte.
Tra il personale di pista, oltre ai compari, ci sono anche alcune belle ragazze in costume che gironzolano avanti e indietro incessantemente. Coreografia. Dall'altra parte si intravedono cavalli in corsa, anche con cowgirls in costume, con qualche acrobazia e tante bandiere. Carine, la peggiore è una tipa in costume rosa shocking che cavalca in piedi (nelle staffe) un cavallo bardato nello stesso colore. Ci vorrebbe il programma dettagliato, non ho visto dove si possa prendere. Alcuni tizi attorno a me hanno in mano dei tabulati che penso siano i programmi dettagliati delle gare, con gli spazi per i risultati. Uno dall'aspetto mi sa che è un giudice. Mi accorgo anche che lo speaker fracassone è proprio dietro le mie spalle, su una specie di tribuna dove stanno anche due telecamere.
Secondo il programma ci sono parecchie manifestazioni, cortei celebrativi, mostre, concerti e altro, ogni giorno e distribuite in tutta la città. Mostre storiche, conferenze, cortei storici e no per le strade, concerti, ecc. Ma bisognerebbe risiedere qui per vedere tutto, e spostarsi qua e là per la città. In auto, penso, ma c'è anche un servizio di autobus, realizzato con i bus scolastici, non so se pubblico o riservato a qualche categoria.
Dal fondo della pista a sinistra c’è invece l’ingresso per altri esercizi che richiedono un percorso lungo, quelli con i vitelli. Non ho mai visto un rodeo e ci metto quindi un po' a capire cosa stanno facendo, anche se le regole precise mi restano ignote. In uno, un cowboy affianca il vitello e ci si lascia cadere sopra in corsa, poi lo ferma sdraiandolo a terra, torcendogli la testa, poi gli lega le gambe con un rapido movimento. Tutti sono molto veloci a farlo. In un altro, due lo inseguono e in contemporanea col lazo uno gli prende la testa e l'altro la zampa posteriore. È impressionante la facilità e la velocità con cui buttano il lazo e lo prendono. A qualcuno va buca, ma è raro. Appena terminata la prova i vitelli vengono liberati dai compari e trotterellano via tranquilli. In pista ci sono sempre presenti alcuni degli animali che hanno partecipato alle prove precedenti. Pian piano vengono recuperati, senza fretta, e riportati ai recinti esterni, il tutto mentre proseguono tutte le varie attività. Alcuni ci vanno da soli, sembra conoscano la strada, altri fanno qualche giro, guardando curiosi la folla. Adesso si è formato un gruppetto di tre cavalli che trotterella in sincronia.
Non ci sono i contestatori della domenica, come da noi, ovviamente, a lamentare lo stress degli animali. Qua sono tutti allevatori, e penso che nessuno di questi splendidi animali sia cresciuto in una stalla al chiuso. Ce ne sono tantissimi fuori, nei recinti: mai visti tanti tutti assieme.
Verso le 17 lascio, ormai ho capito come funzia, e sono terminate le prove. Una ventina di ragazze in costume a cavallo si esibiscono, portando le bandiere con le sigle degli sponsor, in una serie di giri e ad effetto nell’arena, mentre lo speaker legge la graduatoria finale dei vincitori delle varie categorie. Il pubblico comincia ad andare via. Bello spettacolo, interessante e caratteristico, sia dentro l’arena che sulle gradinate. E’ interessante la semplicità del tutto, questa è la massima manifestazione dello stato con rilevanza federale, eppure si avverte la semplicità di una fiera di campagna, e la professionalità di persone che fanno davvero questo lavoro ogni giorno, e che sono contente e orgogliose di mostrarlo partecipando ad una festa.
Le scale sono piene di persone, naturalmente, per cui mi appoggio alla ringhiera un po’ e guardo i recinti sotto. Il complesso è davvero molto grande, immagino che nel resto dell’anno ci facciano altre attività.
Alla fine riesco a scendere e ,sorpassando le tante famiglie che indugiano, mi dirigo verso i capannoni. Ci dev’essere da qualche parte l’area dedicata agli indiani, e altre dedicate alle vendite. Voglio anche vedere dove sta l’area dei concerti e se sta vicina al parcheggio. Infatti non voglio fare tardi, sia perché non voglio rischiare che chiudano la zona dove ho parcheggiato l’auto, sia perché devo anche trovare la strada per tornare a Laramie.
Visito quindi l’area dedicata alle baracchine e vendite, che stanno sia all'aperto, dove ci sono zone dove sedersi a mangiare, sia sotto le scalinate e dentro alcuni grandi capannoni. C'è pure un grande stand della Wrangler, che evidentemente produce molta più roba di quella che vediamo in Italia: pantaloni anche da ufficio, camicie, giubbotti, calze e biancheria, giacche, borse, gadget ecc. Ci son pure poci stand speciali per animali, dove intravvedo un piccolo somaro e alcuni cavalli grossi europei, una rarità qui. Poi anche gli stand della guardia nazionale e dell’esercito, per la pubblicità e il reclutamento, proprio come nei film. E poi le giostre.
Prezzi da ladro e robaccia in vendita.Tanta gente, famiglie, bambini. Tanti che mangiano, ci sono anche parecchi ciccioni – una netta minoranza, mentre a Laramie mancano quasi del tutto -. Quasi tutti indossano qualcosa di western, alcuni sono proprio vestiti apposta, esagerati.
C'è pure una grande tendone con bar e un palco dove sta suonando un complessino, musica country rock niente male. Alcuni ragazzi stanno ballando davanti. Ecco, questo sempra spontaneo, e mi piace molto.
Ogni stand o locazione è numerata con un grande numero, ci si orienta bene con facilità. È come una nostra festa dell’unità, ma prezzi e qualità sono peggio. Tra la folla non ho udito alcuna lingua diversa dall’inglese, se ci sono dei turisti sono nascosti bene.
In un grande prato c’è una mostra di roba antica vecchio west. Affisso a una palizzata trovo un programma, leggo che a quest'ora ci dev’essere un concerto di musica indiana. Corro al villaggio indiano: è un grande spazio erboso circondato da una palizzata in legno tipo forte del west. Una metà è chiusa e ci sono tante tende indiane. All’interno una struttura circolare di gradinate intronchi di legno che circonda un prato di erba verde con al centro un gazebo in legno, dove un tizio in piedi, vestito in costume, suona una nenia con uno strano flauto di legno, piuttosto monotona. Addossati alla palizzata si aprono tanti negozietti in legno di oggetti, belli e anche prezzi buoni. L'acqua per esempio qua costa due dollari anziché tre come fuori. Magari hanno meno tasse, chissà.
Quando torno dopo u ulteriore giertto, ci trovo seduti diversi personaggi di notevole dimensione con le spalle al pubblico e intenti a suonare tamburi e flauti, mentre alcune ragazze e bambini in costume danzano nel prato. Mi siedo a guardare. Lo spettacolo è gratuito, non raccolgono nemmeno offerte, si vede che si accontentano degli acquisti ai loro negozi.
Uno speaker presenta sia le danze che i danzatori, vengono da ogni tribù. A guardare bene mi sa che sono pochi, i costumi fanno effetto ma sembrano davvero abiti da scena, non veri, e i tizi che li indossano sembrano ragionieri e idraulici in trasferta. E forse lo sono, ma il risultato è interessante comunque. Ma le musiche mi sembrano davvero tutte uguali, e dire che dovrei avere un po’ di orecchio per queste musiche. E per le danze idem, se c’è una logica narrativa o qualcosa del genere io non la vedo proprio. Lo spettacolo comunque c’è, si danno da fare parecchio e seriamente. C’è anche parecchia gente seduta a guardare.
Giro tra le bancarelle, c’è un po’ di tutto: roba da mangiare tipo messicano, gioielli in argento e con pietre lavorate, oggettistica indiana in legno o in pelle, borse, cuoio, attrezzi, archi e frecce, dipinti e anche strumenti musicali. Alcune cose sembrano fatte bene ma, tranne i gioielli, la maggior parte è rozza, fatta giusto ad uso commerciale. C’è pure il tipo che suonava e che vende i flauti in legno, bellini, ma 200 o 300 dollari non ritengo proprio sia il caso di spenderli. Trovo invece, tra le altre, le trappole dei sogni del tipo che avevo comperato in Arizona; e infatti vengono da là, sono Navajo, con tanto di certificato e foto dell’autore. Ne compero un paio dal grosso tipo, enorme e gentilissimo – sembra davvero indiano, uno di quelli grossi di Cocco Bill. Spero non vengano dalla Cina pure questi. Li preferisco perchè sembrano veri, hanno l’aspetto di roba che si può vedere in un museo, mentre in generale gli altri sono proprio roba da turisti. La parte indiana non è quindi male, anzi è la migliore, dopo il rodeo.
A sera il concerto, 20.30 – 22.30. Sul lato ovest dello stadio, entro uno spazio recintato da una rete, dove hanno preparato un enorme palco attrezzato. Sui due lati due monumentali gruppi di altoparlanti, e poi due schermi giganti al plasma di ottima qualità.
Adesso, il sole sta tramontando, c’è una grande folla in giro. I cancelli sono sorvegliati dai soliti anziani ambosessi in costume western, gentilissimi ed efficientissimi. Mi ritirano il biglietto e mi allacciano al polso un bracciale di plastica. Dentro tanti ragazzi, vestiti in tutti i modi possibile, ma principalmente casual. Noto che sono tutti giovanissimi (mi sento un po’ fuori posto). Spero non sia musicaccia moderna, il programma diceva country. E country è, quando iniziano a suonare, puntualissimi, noto che è country rock di ottima qualità. Interessante, ma la musica non è sufficiente da sola, bisognerebbe magari capire le canzoni, ma non ci riesco. A quanto pare il cantante è molto conosciuto.
Noto che noi paganti col bracciale al braccio siamo in piedi ai piedi del palco, ma sono utili i due maxi schermi ai lati. Subito dietro la rete di recinzione, a dieci metri, ci sono tantissime persone comodamente sedute sulle sedie dello stadio che guardano. Quindi la prossima volta ci vado pure io, risparmio e sto più comodo. I ragazzi sono socievoli e composti, in gruppi, a coppie, anche soli. Girano parecchi bicchieri di birra. Ambiente cordiale, piacevole. Molto molto diverso che da casa. L’impressione è che questi non hanno spesso occasione di stare assieme.
Ascolto parecchie canzoni, ma dopo un’ora mi stufo e abbandono. Ormai è buio.
C’è ancora molta gente, traverso la strada e vado alla macchina, il cortile dove è parcheggiata è ancora aperto. Sono stati di parola, sono io che vivo in un posto dove non ci si può più fidare di nessuno.
Mi avvio e mi perdo nelle infinite rotonde e svincoli della tangenziale di Cheyenne, quasi senza indicazioni. Tutto deserto ma trovo un tipo che porta a spasso il cane e mi spiega da che parte andare. Non sono nemmeno molto fuori strada. Ma è deserto. Noto che la luna piena è a ovest, quindi indica la direzione esatta della mia destinazione. Insomma ce la faccio ad arrivare all’hotel per le 23.30, la città è deserta e buia. A letto.
Il giorno dopo vado a fare il pieno al distributore proprio davanti l’hotel. È tutto spiegato chiaro come fare e ci riesco senza problemi, tranne verificare che sia davvero benzina. Riporto l’auto e un simpatico meccanico mi riaccompagna all’hotel. È curioso perchè di stranieri ne capitano pochi: lui è nato molto lontano in un altro stato; è passato di qui e gli è piaciuto il posto, ci ha lavorato per un po’ e poi ci è rimasto. Solita storia, di un'altra nazione.
Oggi mi riposo e visito Laramie, le sue librerie, l'università, i suoi bar/salotti letterari di cibo naturale.
Domani mi aspettano al ranch, Bill e il mio cavallo.
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4 comments:
Complimenti.
Bel viaggio e bella narrazione.
Me lo sono letto tutto d'un fiato, molto interessante. Adesso aspetto di sapere del cavallo da Bill!
Grazie per la cronaca,
Cristina
bel racconto complimenti
hi, new to the site, thanks.
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